Il giornalista del Kazakistan Borat Sagdiyev è diventato un barbiere italiano, Adolfo Pirelli, e affila i suoi rasoi sulle piazze di Londra sfidando all'ultima barba (e forse anche gola) da tagliare, il grande rivale Sweeney Todd-Johnny Depp. Accade nel musical per il grande schermo diretto da Tim Burton per cui Depp è appena stato premiato con un Golden Globe. Alle proiezioni del film, che in Italia si vedrà a febbraio, la platea applaude in massa Sacha Baron Cohen, che non è certo soltanto il picaresco Borat o il parrucchiere austriaco Bruno (che presto porterà sullo schermo in un copione da lui scritto) o l'intervistatore Ali G, ma piuttosto un acuto e intelligente attore brillante anglosassone, con tanto di laurea in Storia a Cambridge. Al momento Sacha si gode non soltanto il grande successo di Sweeney Todd,
dove recita con un esilarante accento italiano, ma anche la sua prima figlia, Olive, nata dal legame con l'attrice australiana Isla Fisher, molto lanciata a Hollywood.
Inoltre, con una carriera multiforme, si ritrova in lizza anche per il ruolo del contestatore radicale Abbie Hoffman nel film diretto da Steven Spielberg The trial of the Chicago seven,
che ricostruirà le proteste della controcultura Usa e dei militanti che nel 1968 misero a ferro e fuoco la convention dei democratici per protestare contro la guerra in Vietnam. «È un progetto che spero vada in porto — racconta — . Non so se Steven lo girerà prima o dopo il suo impegno nella pellicola con Liam Neeson sul presidente Lincoln. Di sicuro sono affascinato dall'idea di interpretare Abbie Hoffman, che usava l'ironia più feroce e l'audacia degli hippies del 1968 per le sue battaglie civili». Con in mano una copia del suo nuovo libro, una satirica guida alla gloriosa nazione del Kazakistan, andato a ruba negli Usa, l'attore racconta il suo barbiere italiano Pirelli. «Per tratteggiare il personaggio — osserva — mi sono rifatto alle maschere della Commedia dell'Arte del vostro Paese. Inoltre ho sempre ammirato Totò e conosco il cinema di Alberto Sordi e Vittorio Gassman.
Forse c'è un pizzico di tutti loro in Adolfo, il re dei barbieri, che fa spettacolo come un geniale guitto per le strade e nelle piazze di Londra, ingannando tutti perché alla fine riserva una sorpresa sulla sua identità. Impomatato e con baffetti degni di un italiano esuberante, si nasconde dietro un mantello di seta rossa da sbruffone. Ammiro poi anche il vostro melodramma e le grandi opere di Verdi. Recitare con Johnny — continua — è stato davvero entusiasmante. La nostra sfida a colpi di rasoio riserva molte sorprese perché tutti e due ci nascondiamo dietro false identità. Ho studiato la verve italiana per la parte, rivedendomi diverse vostre commedie e aggiungendo Adolfo alla galleria dei miei personaggi, che ora però subirà, per quanto riguarda Ali G e Borat, un fermo. Infatti, ho deciso di abbandonare per un po' questi miei due ruoli e di smetterla di nascondermi dietro alle loro due maschere, parlando e agendo come loro anche nelle interviste. Sarò di nuovo e solo Sacha Baron Cohen, anche se disponibile a mutare identità, come ho fatto per Pirelli. Continuerò a far vivere Borat e Ali come scrittore».
Prosegue poi nel racconto del musical: «Anche i costumi di scena del mio barbiere hanno un'eleganza italiana e io sfrutto il mio fascino, con tanto di ghette, marsine, fiocchi di seta al collo, baffetti e tuba che avrebbero fatto invidia al principe Totò, per smerciare ovunque il mio elisir. Saluto tutti con un italianissimo e canterino "buon giorno", anzi "bongiorno" con le "o" a tutto tondo, anziché con un freddo "good day". Spero che nella versione italiana restino tutte le sfumature linguistiche del mio ruolo e del mio circo, che ha come etichetta il divertente slogan: "Adolfo, king of barbers, barber of king", re dei barbieri, barbiere del re. Inoltre canto, diciamo, all'italiana: la storia di Sweeney Todd e di Adolfo è raccontata attraverso la musica e le canzoni oltre al dialogo e alle nostre schermaglie. Nell'impresa mi ha aiutato anche il vostro artista-scenografo Dante Ferretti, che a volte mi diceva: "Mi sembra proprio che in certe scene somigli al Sordi più brillante"».
Ma cosa conoscono l'impunito Borat e il colto Sacha dell'Italia? Sorride con il suo volto dai tratti mediterranei: «Prima di tutto l'arte del vivere e poi quella di sbarbare bene. Adolfo mi ha dato caratteristiche prettamente italiane come creatività e freschezza, ma anche un pizzico di cialtronesca inventiva».
Fonte: Corriere della Sera
Cinema